Sicurezza regionale e la situazione in Medio Oriente e Nord Africa

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Vanessa Tomassini

Dallo scoppiare delle cosiddette “primavere arabe” tra la fine del 2010 ed il 2011, la regione del Medio-Oriente e Nord-Africa (MENA) è stata travolta dal caos e un forte clima di instabilità che si è ripercosso inevitabilmente su tutti i Paesi del Mediterraneo e di conseguenza sugli Stati dell’Unione Europea (UE).

I paesi maggiormente coinvolti dalle sommosse sono la Siria, la Libia, l’Egitto, la Tunisia, lo Yemen, l’Algeria, l’Iraq, il Bahrein, la Giordania e il Gibuti, mentre ci sono stati moti minori in Mauritania, Arabia Saudita, Oman, Sudan, Somalia, Marocco e Kuwait.
Le proteste hanno riguardato non solo i paesi arabi, ma anche alcuni non, come nel caso della Repubblica Islamica dell’Iran, che ha in un certo senso anticipato il fenomeno con le proteste post-elettorali del 2009-2010.
Gran parte delle situazioni sono tuttora irrisolte, come in Libia dove la mancanza di un potere forte, centrale e riconosciuto e l’assenza di controllo delle frontiere, che rappresentano in un certo senso i confini meridionali dell’Europa, hanno innescato una serie di fattori che hanno destabilizzato profondamente la sicurezza e le economie non solo di quelle Nazioni, ma anche degli stati membri dell’UE, la quale si è dimostrata impreparata e sprovvista di un’agenda comune nella gestione dei grandi flussi immigratori e del terrorismo.
Il caos regionale e il conseguente flusso di rifugiati hanno provocato una crisi esistenziale per l’UE a partire dal 2013.

Il Consiglio Europeo ha riconosciuto nel 2015 che l’Europa dovrebbe affrontare la questione lavorando per stabilizzare i paesi di origine e di transito, tuttavia oltre a gettare denaro sul problema, affidandosi all’Unione Africana, alla Turchia, all’Egitto e alla Lega Araba, non adottando alcuna strategia coordinata né militare, né diplomatica.
Gli stati membri disposti a impegnarsi in tal senso lo hanno fatto unilateralmente, mentre la maggioranza ha preferito costruire recinti e innalzare muri di difesa per impedire lo spillover.

Come ricorda Frontex, ogni anno, circa 700 milioni di persone attraversano le frontiere esterne dell’UE.

Non essendoci controlli permanenti alle frontiere dei paesi dell’area Schengen, quelli ai confini esterni sono ancora più rilevanti.

Per fare un esempio banale, un’automobile rubata in Italia potrebbe circolare liberamente fino al confine tra la Polonia e l’Ucraina.
Un viaggiatore che arriva in Finlandia con un passaporto contraffatto potrebbe raggiungere indisturbato il Portogallo.
Una vittima della tratta che entra in Francia potrebbe essere trasportata fino in Svezia.
Ciò significa che controllare le frontiere esterne è di fondamentale importanza per tutti i paesi dell’Unione.

Inoltre seguire quanto accade, le dinamiche politiche, sociali ed economiche dei paesi dell’area MENA assume vitale importanza soprattutto per l’Italia che riveste geograficamente e strategicamente un ruolo chiave nel Mediterraneo.

Notizie Geopolitiche, quotidiano indipendente che vanta diversi inviati nei paesi del Maghreb, in Turchia, Oman, Iran e Palestina, cerca di fornire un’informazione apolitica, diretta e trasparente anche attraverso reportage sul campo, per aiutare esperti, politici e mondo accademico a comprendere e prevedere possibili scenari, dando anche spazio all’internazionalizzazione e all’economia, cosa di interesse per aziende ed investitori italiani nell’ottica di una diplomazia economica che affianca sempre più quella tradizionale.