Quando il soggetto è il bullo

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Un interessante articolo, pubblicato nel 2018, che analizza in modo semplice gli aspetti da prendere in considerazione per “identificare” il bullo in base a piccoli segnali spesso sottovalutati.

Riconoscere e gestire i comportamenti del bullo o del cyberbullo non è facile, soprattutto per un genitore, poiché il ‘prevaricatore’ difficilmente parla con gli adulti dei suoi comportamenti fuori dalle mura domestiche, e tende sempre a negare e a sminuire ciò che ha fatto, trovando giustificazioni o dando la colpa agli altri. Cosa deve fare un genitore quando scopre che il figlio è un bullo?

Il Dossier Doxa Kids 2019 racconta che nel 2018 sono stati quasi 2.794 i casi gestiti da Telefono Azzurro tramite la linea di ascolto 1.96.96, con una media mensile di 232,8 casi e una media giornaliera di 7,6 casi. Il 55,8% dei casi sono telefonate. Il 39,2% dei casi sono chat. Negli ultimi anni stanno, inoltre, emergendo in maniera sempre più insistente problematiche legate al mondo di internet. Nel 2018, in particolare, Telefono Azzurro ha gestito oltre 250 casi relativi al web. Coinvolti principalmente pre-adolescenti (45% dei casi) e adolescenti (44.1%) di sesso femminile (65% dei casi). Nel 43.1% dei casi i ragazzi hanno chiesto aiuto per problemi legati al cyberbullismo e questa motivazione di intervento è cresciuta del 10% rispetto al 2017.

I riflettori sono, giustamente, sempre accesi su chi subisce, ma cosa accade quando si scopre che fra le mura domestiche non si nasconde una vittima ma un carnefice? “Si parla sempre delle vittime di bullismo ma se ti chiamassero dalla scuola di tuo figlio per comunicarti che è lui il bullo, come pensi reagiresti?”, chiede Nan Coosemans, family coach che da circa vent’anni lavora nel mondo dello sviluppo personale a contatto con bambini e adolescenti aiutandoli nel proprio percorso di crescita personale e autrice del libro ‘Quello che i ragazzi non dicono’ (Sperling & Kupfer).

Innanzitutto è necessario essere in grado di riconoscere se tuo figlio è un bullo. Come? “Alcuni segnali sono più indicativi di altri Ad esempio se parla spesso male degli altri o lo fa in modo aggressivo, se ha più vestiti, giochi, soldi o altre cose che non dovrebbero appartenergli. ‘Come li ha avuti?’ è la prima domanda da farsi”.

E se si ha l’amara conferma, cosa è meglio fare? Come si può recuperare e riportare il ragazzo sui binari giusti? Coosemans non ha dubbi: partire dal dialogo. Per aiutarli stila una sorta di decalogo al fine di aiutare concretamente i genitori a disinnescare il meccanismo che trasforma alcuni adolescenti in piccoli ‘criminali’ in erba, spesso (8 casi su 10 secondo la Coosemans) in via preventiva, poiché temono di essere un possibile bersaglio degli altri bulli.

Quindi come comportarsi per aiutare il proprio figlio (o figlia) a uscire dalla logica del bullo?

1. Innanzitutto è necessario mettersi in posizione d’ascolto: ascolta bene le sue parole, è necessario scoprire perché crede che quello che fa sia giusto. Spesso i ragazzi hanno un’ottica completamente diversa rispetto a noi al resto della società;

2. Prova a capire cosa c’è dietro il suo comportamento, e spiegagli che ci sono altri modi per ottenere quello che vuole o per sentirsi meglio;

3. Parla con gli altri genitori per capire se anche i suoi amici hanno l’atteggiamento da bulli o se lui è il leader;

4. Fai un passo indietro: è stato in prima persona vittima di bullismo in passato e adesso sta tentando di difendersi?

5. Spiegagli a quali conseguenze può arrivare con quello che sta facendo, magari mostragli dei video su Youtube in modo da capire meglio come si sente la vittima. In questo modo non passi troppo da ‘insegnante’ e lui accetterà di più il confronto;

6. Cerca di essere sempre d’ispirazione e d’esempio a casa, se c’è un comportamento che denota mancanza di rispetto o violento, i figli lo coglieranno come un lasciapassare per certi atteggiamenti;

7. Siediti insieme a lui o a lei per lavorare su un nuovo obiettivo. Puoi anche creare un gioco dei ruoli, per aiutarlo a capire come reagire in determinati contesti, poiché spesso i ragazzi non hanno ancora gli strumenti per affrontare certe situazioni in maniera indipendente e ragionata;

8. Premialo per un comportamento positivo: più attenzione viene posta sul positivo, più lui si sentirà motivato e spronato a migliorare;

9. Se tuo figlio è consapevole di quello che ha fatto o sta facendo fai in modo che sia lui a scusarsi con l’altro. Anche se è un passo difficile dopo si sentirà meglio;

10. Rimani connesso con tuo figlio, continua a parlare con lui e ad avere una comunicazione aperta quanto più possibile priva di giudizi: deve sentirsi al sicuro per poterti parlare e individuare in te un punto di riferimento stabile.

“Anche se i genitori non devono colpevolizzarsi” è necessario che arrivino a individuare la causa di quell’atteggiamento, per poterlo sconfiggere. È necessario chiedersi quindi perché il proprio figlio sia arrivato a essere un bullo. “Scarsa autostima, desiderio di affermare il proprio controllo o potere, o ancora una modalità per esprimere rabbia e frustrazione, ‘richiesta’ di conferma da parte degli amici di quanto sono ‘cool’ sono spesso le leve di certi comportamenti. Non dimentichiamo però che in 5 casi su 10 il bullo è stato a sua volta vittima in passato e ha un esempio negativo in casa, che gli fa presumere che porsi in modalità prevaricatoria sia giusto, oltre che possibile”.

 @VolontariatOggi